29 luglio 05, 10 agosto 01 settembre
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Gala | Serata Evento
ScopriArena di Verona
"Tosca" al 100° Arena di Verona Opera Festival 2023
Spettacolo
Opera
Libretto
Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Musica
Giacomo Puccini
Durata
2 h 41 min
«E lucevan le stelle»… e splenderanno sull’Arena dal 29 luglio al 1° settembre, in occasione delle quattro recite dell’amata Tosca di Giacomo Puccini, proposta nella spettacolare versione ideata da Hugo De Ana.
Trama
Roberto Mori
ATTO I
Roma, giugno 1800
Un uomo entra di nascosto nella Chiesa di San Sant'Andrea della Valle. È Cesare Angelotti, console della caduta Repubblica Romana, arrestato dalle autorità pontificie e appena evaso dal carcere di Castel Sant’Angelo. Si rifugia nella cappella di famiglia, dove la sorella, la marchesa Attavanti, ha preparato un travestimento femminile per facilitargli la fuga.
Brontolando, arriva il sagrestano. Ce l'ha con il pittore Mario Cavaradossi, che lo ha incaricato di lavare i pennelli; l'artista, inoltre, non gli sta simpatico per le sue idee libertarie e filo-francesi. Al rintocco dell'Angelus, compare Cavaradossi e riprende a dipingere una tela raffigurante la Maddalena, ispirata dal volto di una sconosciuta vista in chiesa nei giorni precedenti.
Non appena il sagrestano si allontana, Angelotti esce dal nascondiglio; Cavaradossi riconosce a stento l'amico, di cui condivide la fede rivoluzionaria. Dopo un rapido scambio di battute, l'improvviso arrivo di Floria Tosca, amante del pittore e celebre cantante, costringe il fuggiasco a nascondersi nuovamente.
Gelosissima, la donna sospetta una presenza femminile. Cavaradossi la rassicura, ma i sospetti si fanno brucianti quando Tosca, osservato con attenzione il dipinto, riconosce nell'immagine della Maddalena il volto della marchesa Attavanti, che crede sua rivale e che in realtà frequentava la chiesa, fingendo di pregare, per preparare la fuga del fratello. Lui le spiega di aver preso a modello quella donna senza sapere chi fosse e a sua insaputa, e riesce a placare la scenata di gelosia esprimendo con tenerezza il suo amore. Si danno quindi appuntamento per quella notte stessa - dopo lo spettacolo di Tosca - nella villa del pittore fuori Roma.
Rimasto solo con Angelotti, Cavaradossi si offre di nasconderlo nel suo podere e gli spiega come raggiungerlo. Un colpo di cannone proveniente da Castel Sant'Angelo annuncia che la fuga è stata scoperta. Il pittore decide di accompagnare l'amico. I due escono rapidamente.
Ritorna in chiesa il sagrestano. Seguito da chierici e cantori, comunica la notizia di una sconfitta di Napoleone Bonaparte. Tutti gridano e ridono felici, ma l'entusiasmo viene presto troncato dal barone Scarpia, capo della polizia, che irrompe in chiesa sulle tracce del prigioniero. Noto per la ferocia e la dissolutezza, l'inquisitore ordina all'agente Spoletta e agli altri uomini del suo seguito di ispezionare ogni angolo.
Nella fuga precipitosa Angelotti ha lasciato dietro di sé alcuni indizi, tra cui un ventaglio con lo stemma degli Attavanti che faceva parte del travestimento. Le confidenze del sagrestano, che non ha mai provato simpatia per Cavaradossi, convincono inoltre Scarpia della complicità del pittore.
Quando Tosca ritorna in chiesa in cerca dell'amante, il capo della polizia le fa vedere il ventaglio, alimentando in lei gelosia e sospetti. Ormai convinta che Mario la tradisca con la marchesa Attavanti, la donna si precipita furiosa verso la villa del pittore convinta di sorprendere i due amanti. Scarpia ordina a Spoletta di pedinarla. Poi, mentre il popolo intona il Te Deum per la vittoria sui francesi, rivela il suo progetto perverso: possedere Tosca e farne impiccare l'amante.
ATTO II
È sera. A Palazzo Farnese, Scarpia sta cenando nella sua camera e attende con impazienza notizie di Angelotti. Dalla finestra del palazzo entra l'eco della festa indetta per la sconfitta di Napoleone e alla quale di lì a poco si esibirà anche Tosca. Il barone chiede al gendarme Sciarrone di consegnare alla cantante un biglietto per convocarla dopo la recita.
Entra Spoletta. L'agente riferisce di aver seguito Tosca e perquisito la villa, ma di non aver trovato il fuggiasco. In compenso, ha arrestato Cavaradossi. L'uomo viene quindi introdotto e alle domande di Scarpia risponde con atteggiamento deciso e sprezzante, negando ogni complicità nella fuga del prigioniero. In sottofondo si sente la voce di Tosca che prende parte alla cantata celebrativa. L'interrogatorio si fa più serrato, ma Cavaradossi nega di sapere dove si nasconda Angelotti.
Arriva Tosca. Cavaradossi le raccomanda a bassa voce di non riferire quanto ha visto nella sua villa.
Mentre il pittore viene condotto nella vicina stanza della tortura per essere ancora interrogato, Tosca si sforza di rimanere calma e di rispondere con disinvoltura alle domande insidiose di Scarpia. Ma alle grida di Mario sotto tortura non resiste e rivela il nascondiglio di Angelotti.
Cavaradossi viene riportato sanguinante e svenuto nella stanza di Scarpia. Quando si riprende, capisce che Tosca ha ceduto e la maledice. Poi, alla notizia che Bonaparte ha vinto la battaglia di Marengo, trova la forza di esultare per la vittoria e di gridare in faccia a Scarpia il suo disprezzo. Immediatamente viene condannato a morte e condotto in carcere.
A questo punto Tosca cerca di muovere a pietà l'aguzzino, gli offre perfino del denaro. Scarpia, brutalmente, le offre la possibilità di salvare la vita dell'amante in cambio di un rapporto sessuale. Lei rifiuta, ma quando Spoletta porta la notizia che Angelotti si è suicidato e che tutto è pronto per la fucilazione di Mario, cede al ricatto.
Scarpia le fa credere di predisporre una fucilazione simulata, con armi caricate a salve, ma contemporaneamente ordina a Spoletta un’esecuzione regolare. La donna chiede un salvacondotto per fuggire con Cavaradossi.
Mentre Scarpia è impegnato a firmare il documento, Tosca vede un coltello sul tavolo e lo afferra, nascondendolo. Quando l'uomo cerca di abbracciarla, lo pugnala a morte e, prima di fuggire con il lasciapassare, colta da pietà cristiana, gli pone accanto due candele e gli posa sul petto un crocefisso.
ATTO III
Siamo sulla piattaforma di Castel Sant'Angelo. Lo scampanio delle chiese romane e il canto malinconico di un pastorello annunciano l'alba. In attesa di essere giustiziato, Cavaradossi inizia a scrivere una lettera di addio che il carceriere, in cambio di un anello, accetta di consegnare a Tosca. Dopo qualche riga è sopraffatto dai ricordi struggenti e dalla sensuale rievocazione dei momenti d'amore trascorsi con l'amata. Si prepara ad affrontare la morte con disperata consapevolezza, quando, inattesa, arriva Tosca.
Agitata, la donna gli mostra il salvacondotto e poi confessa di aver ucciso Scarpia, mettendolo al corrente dell'intrigo. Lo avvisa che la fucilazione sarà una finzione e che, finita la messinscena, potranno partire insieme per Civitavecchia. Gli spiega anche come comportarsi: dovrà cadere con naturalezza, come se fosse colpito sul serio.
Finalmente giunge il plotone. Tosca raccomanda a Mario di fingere bene: lui la rassicura che cadrà «come la Tosca in teatro». La fucilazione ha luogo, Spoletta impedisce il colpo di grazia. Ma quando il plotone si allontana, Tosca si accorge disperata che Mario è stato ucciso realmente e si rende conto dell'ultima beffa di Scarpia.
Voci confuse si avvicinano: le guardie hanno scoperto l'omicidio. Spoletta si precipita su Tosca per arrestarla, ma lei rapidamente raggiunge gli spalti del castello e si getta nel vuoto, sfidando Scarpia «avanti a Dio!».
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01 settembre
«E lucevan le stelle»… e splenderanno sull’Arena dal 29 luglio al 1° settembre, in occasione delle quattro recite dell’amata Tosca di Giacomo Puccini, ambientata nella Roma del 1800 e proposta nella spettacolare versione ideata da Hugo de Ana.
di Giacomo Puccini
Melodramma in tre atti
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Direttore Francesco Ivan Ciampa
Regia, scene, costumi, luci Hugo De Ana
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Arena di Verona
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Coro di voci bianche A.d’A.Mus.
Direttore Elisabetta Zucca