Angelica e Susanna: piccole grandi donne protagoniste dell'inaugurazione 2022 al Filarmonico
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Teatro Filarmonico
Dramma potentissimo e rivoluzionario che si scontrò con la censura dell’epoca, Rigoletto è il capolavoro che consacrò la maturità di Verdi e inaugurò la cosiddetta ‘trilogia popolare’ con Trovatore e Traviata. L’opera, sempre amata da pubblico e critica, torna al Filarmonico nell’allestimento di Bernard e Alessandro Camera ripreso da Yamal das Irmich, con giovani voci internazionali di primo piano e Orchestra e Coro areniani diretti da Francesco Ommassini.
Storia romantica e cupa dall’inedito spessore psicologico, di affetti feriti e stravolti, di amore, onore e vendetta, Rigoletto sconvolse letteralmente il suo tempo. Col fido librettista Piave, Giuseppe Verdi fu costretto a mutare l’originale ambientazione di Le Rois s’amuse di Victor Hugo dal Regno di Francia al coevo Ducato di Mantova ma mantenendo inalterata la carica dirompente dei personaggi e delle loro relazioni: uno sprezzante uomo di potere, incallito seduttore; il suo buffone di corte; sua figlia, fanciulla innamorata, sedotta e abbandonata dal Duca; un assassino, una prostituta; cortigiani pettegoli, cinici e violenti; una maledizione ripetuta e ossessiva.
Ma Rigoletto è anche la summa del progresso artistico di Verdi, che uscì dall’intensa routine degli “anni di galera” e dalle forme convenzionali dell’opera per piegarle alle esigenze del dramma, con una rilevanza inusuale per i duetti ed un protagonista che è quasi sempre in scena pur senza cantare un’aria tradizionale: una figura inedita dalla metaforica deformità, complessa e titanica, che unisce il padre amorevole e attento all’uomo in grado di pagare l’assassinio del proprio signore e padrone.
Il mondo creato da Arnaud Bernard e Alessandro Camera è uno spazio ligneo e meta-teatrale che evoca lo sfarzo della Mantova dei Gonzaga e l’umanesimo rinascimentale con forti rimandi all’arte pittorica del ‘500, fra città ideali, biblioteche e moli sul Mincio che subiscono tempeste atmosferiche e insieme letterarie, sempre nel rispetto della drammaturgia verdiana.
In questo spazio si muovono i giovani artisti della produzione in scena al Teatro Filarmonico, molti dei quali al proprio esordio sul palcoscenico veronese, come il baritono Luca Micheletti, acclamato talento proveniente dalla prosa e spesso anche regista, già premio Ubu e Pirandello, da poco insignito del premio per il miglior spettacolo musicale in Giappone come protagonista di Macbeth diretto da Riccardo Muti.
Precedentemente impegnata nell’autunno sinfonico 2019 e nell’apprezzata produzione di Dido and Aeneas, debutta in scena come Gilda, amatissima figlia di Rigoletto, il soprano Eleonora Bellocci. A sedurla è il tenore Ivan Magrì nei panni del Duca di Mantova, ruolo appena affrontato con i complessi artistici areniani nella tournée omanita.
Esordisce anche il richiesto basso Gianluca Buratto come assassino Sparafucile, mentre la di lui sorella Maddalena, complice di malaffare, è l’affascinante mezzosoprano russo Anastasia Boldyreva. Completano il cast la custode Giovanna di Agostina Smimmero, il Conte di Monterone di Davide Giangregorio, i cortigiani Marullo e Borsa di Nicolò Ceriani e Filippo Adami, i Conti di Ceprano Alessandro Abis e Francesca Maionchi, l’usciere di corte di Nicolò Rigano e come paggio Cecilia Rizzetto.
A dirigere l’Orchestra della Fondazione Arena e il Coro preparato dal maestro Ulisse Trabacchin è Francesco Ommassini, recentemente applaudito nella nuova produzione veronese di Così fan tutte lo scorso autunno. Rigoletto, secondo dei sei appuntamenti della Stagione Lirica 2022, debutta domenica 27 febbraio (alle 15.30) e replica mercoledì 2 marzo (alle 19), venerdì 4 marzo (alle 20) e domenica 6 marzo (alle 15.30).
di Giuseppe Verdi
Domenica 27 febbraio · ore 15.30
Mercoledì 2 marzo · ore 19.00
Venerdì 4 marzo · ore 20.00
Domenica 6 febbraio · ore 15.30
Teatro Filarmonico di Verona
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